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Fino a pochi anni fa l’attenzione maggiore riguardo ai problemi

delle reti di drenaggio urbano era rivolta principalmente ai problemi idraulici. Più di recente si è percepita l’importanza dei problemi legati alla qualità delle acque veicolate, dell’impatto che esse hanno sull’ambiente e della

necessità di individuare provvedimenti ingegneristici per affrontare questi aspetti.Si è pertanto constatato che per ottenere un vero miglioramento della qualità delle acque dei corpi idrici ricettori è necessario,oltre al controllo degli scarichi industriali e civili, anche quello dei carichi inquinanti provenienti dal lavaggio operato dalla pioggia delle superfici urbane, ovvero, come è oramai uso dire,provenienti da sorgenti non puntuali (non-point pollution) riconoscendo la necessità di giungere a

un controllo delle cosiddette“acque di prima pioggia”.Per affrontare gli aspetti di qualità delle acque è usuale progettare degli invasi comunemente chiamati vasche di “prima pioggia” finalizzati a contenere la prima parte dell’evento meteorico.

Sono considerate acque di prima pioggia quelle corrispondenti per un evento meteorico ad una precipitazione di 5 mm uniformemente distribuita sull'intera superficie scolante servita dalla rete di drenaggio; ai fini del dimensionamento delle portate si stabilisce che tale valore venga scaricato in un periodo di quindici minuti.

1) INQUINAMENTO

Sono queste  acque della prima frazione di ogni evento meteorico  dette prime piogge e sono queste le  maggiormente inquinate,per diversi fattori. 1) Nell’ attraversare l’atmosfera, le gocce di pioggia assorbono le sostanze presenti e, se l’atmosfera è inquinata, anche la pioggia si carica degli stessi inquinanti. 2)Una volta caduta al suolo, l’acqua opera un dilavamento delle superfici con cui entra in contatto rimuovendo così gli inquinanti presenti ed accumulatisi durante il periodo asciutto antecedente l’evento meteorico.Ricadendo su parcheggi piazzali di particolari attività  come aree di rifornimento carburante ,autolavaggi,industrie ecc, portano con sé, scorrendo , gli elementi inquinanti che si sono depositati sull’asfalto come sabbie,olii,grassi idrocarburi ecc.

Queste  acque cariche di elementi inquinanti, non posso essere rilasciate direttamente nel terreno o in un corso d’acqua, ma vanno intercettate e trattate secondo il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152. Il “Testo unico sulle acque” recante “Norme in materia ambientale”, ha introdotto in Italia criteri molto precisi nell’ambito delle competenze e delle modalità di trattamento delle acque di prima pioggia. Già in fase di progetto preliminare è opportuno prevedere un impianto di trattamento delle acque che sia conforme alle normative, e garantisca la prevenzione dell’inquinamento del suolo e delle acque.

2) RISCHI IDRAULICI ED AMBIENTALI

Altro fattore determinante è lo sviluppo urbano che in questi ultimi decenni   ha avuto un forte incremento in termini di superfici pavimentate impermeabili, soprattutto per quelle destinate ad usi produttivi e commerciali,queste pavimentazioni  bloccano la traspirazione dei suoli rendendo queste aree  delle vere e proprie  isole di calore  con un corrispondente aumento della frequenza dei temporali, diventati via via più violenti sulle metropoli. La progressiva impermeabilizzazione dei suoli, con la collegata riduzione delle aree adibite a verde, nelle città ha sovraccaricato le reti di raccolta sotterranee, portando a una riduzione del tempo di concentrazione, a un incremento del picco e dei volumi di piena, aumentando in questo modo il rischio di inondazioni e frane, oltre ad aumentare il trasporto di sostanze inquinanti sopracitate.

La prima normativa che ha regolamentato l'afflusso e il trattamento di questo tipo di acque è stata quella della Regione Lombardia che con la Legge n.62 del 27 maggio 1985 ha definito cosa si intende per "acqua di prima pioggia" e quali sono i trattamenti indispensabili.

Col Decreto Legislativo n.152 dell'11 maggio 1999 e successivamente col Decreto Legislativo n.152 del 3 aprile 2006 la normativa nazionale ha recepito il concetto di acque di prima pioggia e all'articolo n.113 del D.Lgs n.152/2006 si legge:

"Ai fini della prevenzione di rischi idraulici ed ambientali, le Regioni, previo parere del Ministero dell'Ambiente e della tutela dei territori, disciplinano e attuano:

a) le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento, provenienti da reti fognarie separate;

b) i casi in cui può essere richiesto che le immissioni delle acque meteoriche di dilavamento, effettuate tramite altre condotte separate, siano sottoposte a particolari prescrizioni, ivi compresa l'eventuale autorizzazione".

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le VASCHE e gli IMPIANTI per il trattamento delle

Acque Meteoriche quindi hanno la funzione specifica di:

-SEPARARE LE ACQUE DI PRIMA PIOGGIA DALLE SUCCESSIVE
ACQUE PRECIPITATE (SECONDA PIOGGIA) SUL PIAZZALE

La prima pioggia in arrivo dalla fognatura che raccoglie tutte le acque delle strade, parcheggi (aree di transito) del piazzale in oggetto vengono convogliate verso le vasche di accumulo tramite un pozzetto scolmatore o di by-pass, questo manufatto separa le prime "quelle potenzialmente inquinate identificate nei primi 5 mm." da quelle di seconda pioggia che teoricamente sono pulite e non contaminate quindi pronte per essere convogliate allo scarico finale.
Le acque di prima pioggia vengono accumulate temporaneamente in vasche prefabbricate in cemento armato dove avviene la sedimentazione delle sabbie e dei fanghi, la separazione delle acque di prima e di seconda pioggia viene garantita da una valvola antiriflusso a galleggiante in acciaio inox installata all'ingresso della vasca di accumulo

-TRATTARE LE ACQUE METEORICHE ACCUMULATE

Il ciclo di trattamento si svolge attraverso fasi quali la decantazione, la disoleazione e la filtrazione.

Dissabbiatura

Dopo aver determinato uno stato di quiete all’interno della vasca, si ottiene, per gravità, la separazione degli inquinanti di peso specifico differente da quello dell’acqua (processo di chiarificazione).

La separazione di sabbie e inerti è un processo fisico di rimozione di tutte le sostanze che hanno peso specifico superiore a quello dell’acqua.

I dissabbiatori sono quindi vasche di calma in cui avviene la decantazione di sabbie e inerti che si depositano sul fondo.

Disoleatura

I disoleatori vengono utilizzati come trattamento delle acque contenenti oli, prima del recapito in pubblica fognatura o a monte di un impianto di depurazione.

La separazione degli oli è un processo fisico di rimozione di tutte le sostanze che hanno peso specifico inferiore a quello dell’acqua.

I disoleatori sono vasche dotate di un comparto interno, nelle quali si dà modo agli oli di flottare secondo meccanismi fisici di separazione; le sostanze separate rimangono intrappolate nel comparto interno, mentre i reflui depurati passano nel bacino principale attraverso l’apertura sul fondo, raggiungendo così l’uscita

-SMALTIRLE DOPO IL TRATTAMENTO DI DEPURAZIONE

Rilasciandole dopo 48-96 ore dall’evento meteorico in condizioni di tempo asciutto, depurate, contribuendo  alla prevenzione degli allagamenti, in caso di piogge abbondanti o di “bombe d’acqua” riducendo il sovraccarico delle fognature e dei corpi idrici recettori in cui andranno a sversarsi.

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Fonti | Bibliografia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Acque_di_prima_pioggia
Sandro Artina Marco Maglionico : Depurazione delle acque e qualità ambientale ARPA Rivista N. 5 settembre-ottobre 2008

Pucci B., Masi F., Conte G. , Martinuzzi N., Bresciani R. Linee guida per la progettazione e gestione di zone umide artificiali per la depurazione dei reflui civili, Firenze,  ARPAT, 2005

http://www.scienzaegoverno.org/article/studio-e-riutilizzo-delle-acque-di-prima-pioggia

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